martedì 29 marzo 2016

Se si chiedesse alla polvere








Arrivederci, Etna, sorgente dal mare…

Ci sono emozioni cui il pudore suggerisce di non dare parole, tanto meno quelle, altissime, di altri che non si può rischiare di ridicoleggiare.
Ma, salutando il mare grigio-perla di quest’alba, mi sale in gola Manzoni: Addio monti sorgenti dalle acque.

Qualcuno mi ha chiesto com’è che – avendo un’idea ben poco ottimistica della locale realtà sociale – vi mantengo casa e ha valutato come poco pertinente il mio: “perché questa è la mia terra”.

Forse, bisognerebbe chiedere alla polvere.

Se mi si scomponesse, insieme ai vari minerali di cui è composto il mio come ogni corpo, non mi stupirei se dentro mi si trovasse qualche pugno di terra di Calabria.


domenica 27 marzo 2016

Pasqua a Pellaro





«Migliaia di uomini e donne che mangiano negli stessi ristoranti, dividono gli stessi affari e gli stessi discorsi, gli stessi teatri e le stesse parrocchie delle famiglie perbene, rendendo sempre più difficile la possibilità di distinguere il bene dal male. Solo una cosa è certa nel reggino: nulla è possibile senza che la ‘ndrangheta abbia dato il suo benestare»
Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica





L’alba di Pasqua ha i colori d’acquarello del dopo-pioggia, la luna grande sull’Etna innevata, il mare di seta, la luce come una carezza morbida sulle montagne siciliane, il sole che, anticipando l’ora legale, occhieggia da quelle calabresi.



Questo senso di quiete accesa, la dolcezza di una raccolta luminosità, il rivibrare nel cuore delle onde leggere sono gli squarci di una primavera che, nonostante tutto, l’animo avverte come connaturale all’essere uomini.


Mi chiedo se e quando questa terra di bellezza commovente - che vive un perdurante venerdì (di passione, ma ben poco santo) - vorrà e saprà inverare l'anelito di resurrezione nascosto sotto i massicci massi dei suoi innumerevoli sepolcri.

venerdì 25 marzo 2016

Le conchiglie del Venerdì Santo








Raccolgo conchiglie sotto una pioggia leggera, in questo Venerdì di Passione che coincide, quest’anno (come nella Divina Commedia), con l’Annunciazione. Festa ormai abbastanza trascurata, ma sentita, un tempo come la più grande. Come si diceva in Calabria fino alla generazione dei miei nonni, il 25 marzo mancu i ‘celli fannu fuleia, (neppure gli uccelli fanno nido), giacché la natura tutta è sospesa nello stupore del Verbo che si incarna.

In fondo, queste due circostanze, considerate in maniera inversa, prima la nascita poi la morte, riguardano ogni uomo: l’annuncio di una nuova gravidanza coincide, di fatto, con la certezza che un nuovo essere, prima o poi, morirà.

Ma l’Uomo dei Dolori, che ha vissuto, nel Getsemani, l’infinita, perdurante agonia del mondo, è risorto.