mercoledì 30 dicembre 2015

L'atlante nuovo dela Calabria






Sono nata e vissuta nello stesso quartiere, estrema periferia sud di Reggio Calabria, ma in frazioni diverse. Meglio:

Sono nata e ho passato la prima infanzia in un luogo. Poche case, i magazzini con le madie e le giare dell’olio, le stalle con i buoi e l’asino. Dove ogni oggetto, ogni gesto, ogni parola erano l’espressione di una storia antica, di una cultura contadina carica dell’esperienza accumulata da generazioni. Un luogo caldo, accogliente, in cui ogni cosa povera era, in realtà, ricca, piena, armoniosa: bella.

Sono poi vissuta, da ragazza e da giovane donna, in un non luogo. Una sfilata di case, una accanto all’altra in una stradina senza marciapiede. Dove il senso di comunità non è quello dei centri concentrici che via via s’allargano, ma quello, ristretto, dei vicini di destra e di sinistra: destinato, quindi, a non radicarsi e/o a disperdersi più facilmente. 

La Calabria è fatta di luoghi e di non luoghi. Geografie di concentrati d’anima e di vuoti a perdere che incidono profondamente nelle storie di ciascuno. È all’interno di queste mappe che bisogna muoversi se si vogliono scrivere atlanti nuovi.

martedì 29 dicembre 2015

Anche questo è Natale



 
Presepe nella piazza della chiesa a San Filippo Pellaro, R.C.


«È bellissimo il Natale.
Bello e intenso.
Bello perché smuove il bambino che è in noi.
Perché fa riaffiorare i ricordi d’infanzia.
(…)
È bellissimo il Natale: è la festa dei bambini e dei loro sogni, della loro innocenza, prima che essa venga travolta dagli affanni della vita e dalla consapevolezza del dolore.
È la festa del bambino che è ancora in noi, che osa sognare, che si lascia coinvolgere ed entusiasmare dalla famiglia radunata attorno al fuoco del caminetto o intorno al tavolo apparecchiato con la tovaglia delle feste e le candele colorate.
È bello anche se, una volta diventati adulti, le sofferenze della vita ci amareggiano e ci rendono più duri e disillusi, disincantati e, Dio non voglia, cinici. Ma, nonostante il fermo proposito di non lasciarci coinvolgere dal clima natalizio, può succedere che la nostra scorza si incrini appena un’immagine, un odore, un suono ci raggiungono e ci sprofondano nell’infanzia vissuta.
O desiderata.
Come se una chiave aprisse una porta spalancata su un mondo meraviglioso di felicità intensa e inattesa. Perciò è così bello il Natale.
Ogni Natale. Nonostante tutto.

Presepe sul Corso di Reggio Calabria, davanti al teatro Cilea


È terribile il Natale.
Orrendo e straziante.
Perché il clima di famiglia e di armonia, di forti emozioni e di sentimenti positivi che richiama, per molte persone, è insopportabile.
Insostenibile.
Una tragica illusione, una chimera.
Un autentico strazio.
Sanguinante.
Per quanti passano il Natale da soli in casa, senza festeggiare, o invitati all’ultimo momento da un lontano parente, per quanti non ricevono regali. Per chi ha sperimentato il lutto o la sofferenza. Per chi ha accanto una persona che non ama più, per chi aveva accanto a sé una persona che amava e che ora se n’è andata.
È un abisso il Natale, con tutte le immagini patinate che ci giungono dalla televisione e che sembrano dire una cosa sola: oggi tutti sono felici e spensierati, tranne te.
E, allora, speri solo che passi, che arrivi l’Epifania.
(…)
Mi spaventa tanto dolore. Ogni anno più diffuso, ogni anno più evidente.
Il dolore che nasce dal sentirsi estromessi dalla festa del Natale.
Perdenti. Abbandonati. Soli.

E mi interrogo, come credente, come discepolo, come innamorato di Dio.»

Presepe nella parrocchia di Pellaro


In un pomeriggio tra Natale e Capodanno, lettura collettiva di La leggerezza di Dio. Pensieri sul Natale di Paolo Curtaz in una piccola chiesa di una piccola frazione del quartiere più a sud di Reggio Calabria. Lo sforzo di pensare se stessi, di capire chi si è e dove si vuole andare. Anche questa è una piccola luce di questo Natale.

Presepe all'esterno di una casa di Pellaro

lunedì 28 dicembre 2015

Un canto per l'Etna







Talvolta si staglia netta, placida e imponente. Altre, non è che una sfumatura d'azzurro tra cielo e mare. Alcune volte è invisibile, altre è uno spettacolo di fuoco e fumo (e cenere che arriva fin qui). Nel corso d'una stessa giornata, appare mille volte diversa. L'Etna. Un vulcano, per il quale mi verrebbe innaturale usare il maschile. L'Etna è l'abbraccio forte della Natura, nel suo mistero profondo di rivelazione di Dio. L'Etna - grande madre, donna, amica sapiente - mi guarda da sempre. Ed io da sempre la guardo e, nel mio cuore, la canto.









domenica 20 dicembre 2015

La felicità dell'Avvento





 
Illustrazione di Cecilia Latella


Se nucleo forte del cristianesimo è nel triduo pasquale, il periodo liturgico più lieto è l’Avvento. L’attesa del Salvatore, nei brani che vengono via via letti di Isaia, è tutta una musica piena di colori: non c’è pianta, animale, pizzo di montagna, angolo di mare, che non sia gravido di una pienezza che via via germoglia e fiorisce, portando a compimento il senso stesso del mondo e di tutti i miliardi di esseri umani e non che lo abitano e lo abiteranno dal suo inizio alla sua fine.

Amo l’Avvento, quel suo senso intimo di speranza, di luce che si fa più grande e vicina nella notte buia, di onda che vieppiù s’arrotonda prima di arrivare a riva, di calore che scioglie i nodi che l’intero anno ha intricato: la possibilità, ogni volta, di riprovare lo stupore del ri-nascere.

Felice chi anche oggi – ragazzo/a alle prese col non-lavoro, quasi anziano-a che non può andare in pensione, donna che si divide tra i problemi dei genitori vecchi e dei figli giovani, nel mondo confuso che ci ritroviamo a quattordici anni dalle Torri gemelle, con l’Europa inesistente, l’Isis minacciante, le centinaia di migliaia di immigrati cui non sappiamo dare risposte e le non poche brutture della Chiesa – felice chi anche oggi accoglie quel Bambino nella sua vita.